CIAPINO ALLE SIECI
A cura di Filippo Marranci
Testimonianze orali di alcuni abitanti di Molino del Piano, Pontassieve e Le Sieci, raccolte dall’Associazione “La leggera” e conservate nel proprio archivio L:A.S.C.I.T.O. (La leggera Archivio Sociale della Cultura Immateriale nella Toscana Orientale), ospitato presso la Biblioteca Comunale di Rufina (Firenze). Aprile 2010
Molti avranno già sentito parlare di “Ciapino” e ne avranno sentiti raccontare gli aneddoti paradossali, lodando la sua capacità nel rovesciare punti di vista e significati. Tanti, i più giovani, non ne sapranno nulla.
Ciapino è come una “leggenda metropolitana”, non è possibile dimostrare che sia realmente vissuto ma per tutti quelli che ne sanno è indubbio che sia esistito, è sottinteso che la sua memoria sia condivisa tra chi ne sa ma di lui si conoscono solo le fabule e quasi mai i dati reali. Per alcuni avrebbe abitato a Molino del Piano, per altri a Pontassieve, per la maggioranza a Le Sieci e precisamente tra gli altiforni nella storica Fornace che fu degli Albizi. Sarebbe stato un falegname o un accattone, di sicuro tutti lo rammentano come personaggio “mitico”, intelligente, arguto, scaltro, talvolta dispettoso, sicuramente di indole anarchica. Il problema è che di “Ciapino” in Toscana ve n’è più d’uno, il più famoso forse è quello di cui parla Simone Fagioli (antropologo e storico dell’industria e dell’economia) in un suo preziosissimo saggio: “Un eroe perturbante nel mondo dei carbonai. Un’analisi strutturale del mito di Ciapino Ciampi”. Ciapino Ciampi era conosciuto sulla Montagna Pistoiese (col nome di “Tonio nero” in Maremma) quale carbonaio eroico e fuori dalle regole, il nostro invece nell’ambiente delle fornaciaie e dei fornaciai intorno alle Sieci, quale personaggio furbo e decisamente extra-ordinario. Cosa c’è che li accomuna? Il fuoco probabilmente e tutte le caratteristiche che abbiamo già detto sopra. Il fuoco della carbonaia non deve spegnersi mai fino a quando il carbone non è pronto, il forno della fornace deve restare sempre acceso, e Ciapino ne conosce il segreto, sicuramente per quanto riguarda le carbonaie. Non c’è bisogno qui di ricordare che cosa ha significato la “scoperta” e il controllo del fuoco nella storia dell’uomo fin dai suoi primordi. Certamente “Ciapino” come soprannome può essere stato usato qua e là in qualsiasi tempo per sottolineare il carattere sagace di una data persona a lui somigliante – stavolta sì realmente vissuta. Ma ciò non farebbe che confermare l’esistenza, anzi la persistenza di Ciapino come figura mitica di origine antica o figura simbolica a cui carbonai (e fornaciai) avrebbero affidato gli elementi identificativi, positivi e negativi, della propria cultura, avanti della scomparsa definitiva dei “gruppi di mestiere”, assorbiti tra il XIX e il XX secolo nella nuova e omnicomprensiva concezione e definizione di classe operaia.
Per darvi un esempio delle fabule di Ciapino citiamo quella in cui in attesa del treno alla stazione delle Sieci si intrattiene a chiacchiera con un conoscente, giunge il convoglio, che rallenta, ma vedendo i due impegnati nella conversazione tra di loro e indifferenti al treno riprende la corsa per Firenze, per cui l’amico esclama: ” ‘Orca miseria Ciapino! S’è perso i’ treno e ora come si fa?” e Ciapino prontamente risponde: “Lascialo andare, lascialo andare tanto i’ biglietto ce l’ho io!”.
Ciapino alle Sieci, estratto da testo autobiografico inedito di Franco Tucci